Non ho mai smesso di lavorare sul corpo da quando, a tre anni, i miei genitori mi hanno iscritto a “espressione corporea”. Ho danzato, nuotato, giocato a tennis, a pallavolo, ho praticato atletica ed equitazione, e ance ping pong da non sottovalutare per l’approccio meditativo che comporta. L’incontro con lo yoga però è una vera rivelazione: avviene in età adulta e a partire da curiosità provenienti da alcuni ambinti e libri new age.-. Il richiamo a questa disciplina è stato forte ma non immediato, un filo rosso che mi ha condotto sino alla consapevolezza di voler approfondire la pratica attraverso lo studio e l’insegnamento. E’ proprio dallo studio dei testi che sperimento vari stili di yoga, attraverso la pratica personale e la partecipazione a classi e workshop con insegnanti italiani e stranieri. Inizio come autodidatta ma è in classe che percepisco l’intensità e l’energia che lo yoga può sprigionare.
Conseguo il diploma per insegnanti presso la Scuola di Yoga e Ayurveda Hari-Om, riconosciuto dalla Yoga Alliance (RYT 200H). Insegno Vinyasa, Hata yoga e Hata yoga Flow sia in classe che privatamente, mentre continuo lo studio e il percorso personale nell’ambito della tradizione e meditazione. Di grande ispirazione è stato partecipare al seminario sulla meditazione e l’oltre vita tenuto da Sally Kempton e Andrea Boni. Proseguo la formazione con un percorso di Anusara (Anusara Immersion a cura di Laura Casini e Alessandra di Prampero) oltre a ritiri e seminari con vari Maestri che incontro nel mio percorso yogico.
Attualmente proseguo il percorso di approfondimento presso la scuola Ypgineur di Roma a cura di Veronica Tamburella. Praticare quotidianamente è una grande opportunità oltre che un’immensa gioia: permette di restare innanzitutto allievi recettivi, attenti e curiosi, in grado di trasmettere la dedizione e l’amore per questo immenso, continuo viaggio alla scoperta di sé. Aprirsi a un nuovo sguardo, cambiare pelle e cuore per essere ogni volta nuovi, come un sole che sorge ogni giorno.
“Il sole, il mio cuore”. (Thich Nhat Hanh)